Dott.ssa Noemi Di Lillo Psicoterapeuta Roma

Dott.ssa Noemi Di Lillo Psicoterapeuta Roma

Siamo i soli depositari della nostra felicità

Sono Noemi Di Lillo, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta, iscritta all'Albo degli Psicologi e degli Psicoterapeuti del Lazio n 17119.

Lavoro presso lo "Studio di Psicoterapie e Supporto Psicologico" sito a Roma, in via Ludovico di Breme 11, zona Talenti - Monte Sacro.

Nella pratica clinica mi occupo di Psicoterapia per Adulti e Bambini, Consulenze e Sostegno Psicologico.

I principi guida che seguo nel mio lavoro sono la costruzione di un intervento centrato sulla persona, co-creatrice delle modalità di intervento e responsabile del proprio processo di cambiamento, il rispetto della libertà di ciascuno e della sua responsabilità nei confronti di sè e degli altri. Secondo la mia visione, la psicoterapia consiste nella riattivazione delle risorse e delle potenzialità che, per ragioni legate alla propria storia di vita, rimangono inespresse e oscurate.

Credere e sperimentare nel contatto quotidiano, che ogni persona abbia potere ridecisionale su di sè, mi sostiene e mi accompagna con fiducia in questo lavoro, mi conduce a scoprire e valorizzare la ricchezza interiore e personale che c'è in ognuno di noi. Credo nell'indiscutibilità dei valori della singola persona, che ci mettono nella condizione di essere gli unici responsabili delle nostre scelte e quindi depositari della nostra felicità.

URL del sito web: http://www.noemidilillo.it

La fobia è una paura estrema, irrazionale e sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con cui gli altri si confrontano senza particolari tormenti psicologici.

Chi ne soffre è sopraffatto dal terrore di venire in contatto con uno stimolo specifico (un oggetto, una situazione, un animale, un luogo…) e tende a mettere in atto delle strategie comportamentali o rimuginii per fronteggiare la situazione.

 

Qual è la differenza tra paura e fobia?

La paura è una risposta emotiva ad una minaccia imminente reale o percepita, mentre la fobia è una paura irrazionale e persistente verso uno stimolo specifico che limita la persona fino a bloccarla totalmente, senza un’apparente ragione di pericolo. La paura è un’emozione che ha una funzione di difesa e prepara l’organismo a reagire in caso di pericolo e cessa di fronte agli elementi di realtà, mentre la fobia persiste ed è riconosciuta come irrazionale dalla persona stessa.

 

Quali tipi di fobie esistono?

Esistono le fobie generalizzate, fortemente invalidanti e le comuni fobie specifiche, generalmente ben gestite dai soggetti evitando gli stimoli temuti.

È possibile classificarle secondo le seguenti tipologie:

  • Tipo animali: fobia dei ragni (aracnofobia), fobia degli uccelli o fobia dei piccioni (ornitofobia), fobia degli insetti, fobia dei cani (cinofobia), fobia dei gatti (ailurofobia), fobia dei topi…
  • Tipo ambiente - naturale: fobia dei temporali (brontofobia), fobia delle altezze (acrofobia), fobia del buio (scotofobia), fobia dell’acqua (idrofobia)…
  • Tipo sangue – iniezioni - ferite: fobia del sangue (emofobia), fobia degli aghi, fobia delle siringhe…
  • Tipo situazionale: fobia verso una situazione specifica come trasporti pubblici, tunnel, ponti, ascensori, volare (aviofobia), guidare, oppure verso i luoghi chiusi (claustrofobia, agorafobia)…

 

Come nasce una fobia specifica?

La fobia specifica può essere conseguenza di un evento traumatico (per es. essere attaccati da un animale): in questo caso si verifica un’associazione tra uno stimolo (l’animale) e i sintomi di ansia. Successivamente si generalizza l’attivazione di tali sintomi di paura fobica, all’idea di entrare in contatto o vedere animali simili. 

Oppure una fobia può emergere anche solo osservando un evento traumatico, per riprendere l’esempio precedente, vedere qualcuno attaccato da un animale, può far insorgere una fobia verso animali di natura simile.

 

Non ne posso più! Non voglio avere più paura!

La desensibilizzazione sistematica, ad esempio, è uno dei metodi per eliminare gradualmente l'abitudine ad avere risposte ansiose verso uno stimolo specifico.

Una volta identificato la situazione che provoca l'ansia, si costruisce una lista di situazioni stimolo a cui la persona reagisce con vari gradi di ansia. Nel punto più basso della gerarchia ci sarà un item con una scena neutrale e rilassante, mentre gli items successivi avranno via via un grado maggiore di stress e di coinvolgimento emotivo.

Attraverso la desensibilizzazione sistematica, si avvia un processo di apprendimento di abilità di gestione e di riduzione dell'ansia, attraverso il quale la persona usa (ad es.) il rilassamento muscolare come metodo per gestire l'ansia.

In terapia la persona diventa consapevole delle sensazioni associate alla situazione fobica specifica ed impara ad usare queste sensazioni come segnale per rilassarsi, per cui la risposta ansiosa si sostituirà con una nuova emozione funzionale. Inoltre, è importante lavorare sull’evento traumatico sottostante la specifica fobia che una persona vive.

PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA

PSICOLOGA MONTESACRO

Noemi Di Lillo

Mi chiamo Noemi Di Lillo, sono una psicologa e psicoterapeuta con sede a Roma. Pratico in Via Pietro Aretino, 63 e in Via Ugo Ojetti, 426 zona Talenti - Montesacro. Offro una varietà di servizi terapeutici, tra cui:

  • Psicoterapia per adulti: Spazio di ascolto e sostegno per affrontare problematiche come ansia, depressione, difficoltà relazionali, esistenziali...
  • Psicoterapia di coppia: Aiuto le coppie a migliorare la comunicazione e a risolvere conflitti.
  • Psicoterapia dell'età evolutiva: Interventi mirati per bambini e adolescenti, affrontando problematiche legate alla crescita e allo sviluppo.
  • Consultazione genitoriale: Supporto per i genitori che si trovano ad affrontare difficoltà educative o relazionali con i propri figli.

Il mio approccio è integrato e personalizzato, combinando diverse tecniche terapeutiche in base alle esigenze specifiche di ciascun paziente. Credo fermamente nel potere di ogni individuo di riattivare le proprie risorse interiori e di intraprendere un percorso di crescita personale.

Approccio Terapeutico

Utilizzo un approccio terapeutico integrato di Analisi Transazionale, considero il paziente come co-creatore del proprio percorso terapeutico, ciò significa che paziente e terapeuta lavorano insieme per identificare le problematiche centrali e sviluppare strategie efficaci per affrontarle. La mia pratica è caratterizzata da:

  • Centralità della persona: Ogni paziente è unico e merita un intervento su misura.
  • Rispetto della libertà individuale: Credo che ogni persona sia responsabile delle proprie scelte e del proprio benessere.
  • Collaborazione attiva: Il processo terapeutico è un viaggio condiviso, dove si lavora insieme per un obiettivo condiviso.

Principali Disagi Gestiti

Nel mio studio Talenti - Montesacro accolgo persone che stanno affrontando diverse difficoltà psicologiche, tra cui:

Sono qui per aiutarti a superare questi ostacoli e a trovare un nuovo equilibrio nella tua vita.

Richiedi un Appuntamento - Psicologa Montesacro

Se stai cercando supporto psicologico in zona Montesacro o desideri semplicemente esplorare le tue emozioni e i tuoi pensieri, puoi scrivermi attraverso l’apposita area del sito oppure puoi prenotare un appuntamento chiamando il numero 320 7641108 o visitando il mio sito web.

Insieme possiamo iniziare un viaggio verso un nuovo benessere emotivo e mentale.

 

Psicoterapia online

Psicoterapia a distanza

 

Prima dell’avvento del Covid, non avevo mai pensato alla possibilità di proporre una terapia online. La presenza dello schermo e la distanza fisica, mi sembravano barriere insormontabili, nemiche di un coinvolgimento emotivo intenso e significativo.

Avevo torto.

Quando ho cominciato, per necessità, ad incontrare online persone che lo richiedevano, mi sono resa conto che questo schermo, su cui stai leggendo la mia esperienza, può diventare qualcosa in grado di connettermi davvero con persone che, altrimenti, non avrei la possibilità di incontrare per distanza geografica, difficoltà a conciliare orari e così via.

 

Cosa possiamo trattare nelle sedute online?

Una vasta gamma di problematiche, tra cui:

 

 

Quali sono i vantaggi?

Uno dei grandi vantaggi di questa forma di psicoterapia è la praticità: si può infatti effettuare la seduta, rimanendo nel comfort della propria casa. Altri vantaggi della terapia online sono:

Flessibilità: puoi programmare una sessione ovunque tu sia e nell’ora che desideri, anche in vacanza.

Risparmio dei tempi necessari per raggiungere lo studio.

Continuità: non è necessario interrompere la terapia, in caso di viaggi di lavoro o altro.

 

Come funziona la psicoterapia online?

Gli incontri si svolgono attraverso una videoconferenza via Skype o altri mezzi digitali simili che tu voglia proporre. Dovrai solo avere un computer, un cellulare o un tablet dotato di fotocamera e connessione Internet.

Dopo aver ricevuto la tua richiesta, organizzeremo un primo appuntamento. Nel giorno e nell'ora concordati, mi metterò in contatto con te e procederemo allo svolgimento della tua terapia psicologica online.

Come aiutare un figlio a scegliere consapevolmente quando e come consumare alcol?

I ragazzi sempre più frequentemente bevono per superare difficoltà relazionali e assumere un ruolo all'interno del gruppo. In questi casi a voi genitori spetta un ruolo chiave: date il buon esempio, i modelli familiari hanno un’enorme importanza nell'indurre abitudini corrette, create un ambiente in cui la presenza dell’alcol è visibile, ma discreta e sempre moderata.

Parlate ai vostri figli fin da quando sono bambini dei danni e dei rischi legati all'alcol. Esordire con questo tipo di discorsi in età adolescenziale, quando tutto è soggetto a critica può ottenere l’effetto opposto e vostro figlio potrebbe rileggere le informazioni apprese solo come una vostra “esagerazione”.

I giovani per natura sono poco inclini al conformismo. E’ bene sfruttare questa naturale predisposizione per osservare e “smontare” insieme a loro la pubblicità sugli alcolici trasmesse dai media. Questo rappresenta anche un ottima occasione per incrementare la loro capacità critica di fronte ai messaggi pubblicitari spesso ingannevoli e fuorvianti.

Distinguete tra il consumo e l'abuso. E’ bene chiarire che il nostro stato psicofisico peggiora sotto l’effetto dell’alcol e una semplice serata con gli amici può diventare un pericolo se dopo aver bevuto prendo il motorino per tornare a casa.

Coinvolgete i vostri ragazzi nell'organizzazione di una festa, questo evento può essere l’occasione per dimostrare che ci si può divertire anche con le sole bevande analcoliche.

Spiegate che il nostro organismo richiede quantità sempre maggiori di alcol per provare le stesse esperienze di piacere, se l’obiettivo del bere è sentirsi più disinvolti e loquaci, questo nel tempo richiederà quantità sempre maggiori e si corre il rischio di diventare dipendenti dall'alcol.

Insegnate ai ragazzi a leggere le etichette, discutete e analizzate con loro le bottiglie e le lattine, questo vi farà sentire “alleati” con vostro figlio e rappresenta un’occasione per evidenziare particolari importanti, come ad esempio la gradazione alcolica.

La scuola può essere una grande alleata per spiegare l’azione neurotossica dell’alcol. Piccoli workshop ideati e condotti dai ragazzi stessi e rivolti ai coetanei possono essere molto efficaci in quanto diventa un esempio di educazione tra pari.

L’alcol è la sostanza ad azione psicoattiva più accessibile, economica e a più larga diffusione all'interno della nostra società. Una indagine del 2014 dell’ISTAT ha verificato che il 63% dei giovani dagli 11 anni in su consumano alcol. Traducendo in numeri, è possibile affermare che circa 14 milioni di giovanissimi consumano giornalmente bevande alcoliche.

 

Perché è esplosa l’emergenza alcol negli adolescenti? Cosa è cambiato rispetto alle generazioni precedenti?

In primo luogo possiamo dire che il consumo di alcol è considerato un comportamento normale e non più trasgressivo. Oggi bere è diventato un fenomeno di moda, ricercato, immagine di socialità e successo.

Un altro aspetto è che si beve smodatamente: non c'è più il gusto per il singolo bicchiere, ma la ricerca dello "sballo".

Ed infine, l'alcol è ormai la sostanza di ingresso nel mondo delle droghe, spesso i ragazzi si lasciano andare ad un mix di sostanze psicoattive: alcol, cannabis, ecstasy... e questo avviene più facilmente nei luoghi di aggregazione.

 

Perché i giovanissimi non devono bere alcol?

Per un adulto accompagnare il pasto con un bicchiere di vino o una birra quando si chiacchiera con gli amici è una piacevole abitudine. Per gli adolescenti è completamente diverso: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l'astensione totale da alcol fino ai 16 anni poiché può provocare danni seri al fegato e al cervello.

Dal punto di vista dell’apparato gastroenterico i ragazzi prima dei 16 anni non sono forniti del corredo enzimatico predisposto alla scomposizione e metabolizzazione dell’etanolo contenuto nelle sostanze alcoliche, provocando in tal modo gravi effetti anche sul Sistema Nervoso Centrale (memoria, inibizione, attenzione, astrazione…). Inoltre, l’alcol assunto in occasioni sociali espone i giovani a comportamenti a rischio come la guida pericolosa e comportamenti sessuali violenti e non protetti. Per questa ragione la Legge Italiana vieta la somministrazione di alcolici ai minori di anni 16.

  

Consigli ai genitori: come aiutare un figlio a scegliere consapevolmente quando e come consumare alcol?

Il Colloquio Psicologico: come si svolge il Primo Colloquio

Il Colloquio Psicologico: come si svolge il primo incontro con lo psicoterapeuta

Ogni volta che due persone si incontrano ci sono in realtà sei persone presenti.

Per ogni uomo ce n’è uno per come egli stesso si vede,

uno per come lo vede l’altro e uno per come egli realmente è.

(William James)

 

 

Il primo incontro non coincide con l'inizio della psicoterapia, ha come obiettivo principale la conoscenza reciproca e permette di sperimentare realmente come avviene una prima consulenza. Inoltre, si pone la base per cominciare a costruire quel senso di fiducia necessario affinché si consolidi la relazione terapeutica.

Solitamente, mi prendo un tempo di circa 3 sedute con l'obiettivo di mettere a fuoco la difficoltà della persona ed inserirla all'interno di una cornice di senso, inoltre si iniziano a definire gli obiettivi che si desidera raggiungere per sentire di stare bene con se stessi e gli altri.

In questi primi incontri ascolto ma pongo anche molte domande. Il mio modello di intervento è, infatti, semi-direttivo rispetto al processo; ciò significa che non rimango in silenzio; piuttosto intervengo per orientare il paziente nella ricerca delle informazioni che ci aiutino a comprendere cosa stia accadendo.

Tempo fa un paziente mi disse una frase nella quale mi ritrovo molto, rispetto al mio modo di lavorare: "non voglio qualcuno che mi dia delle risposte; sto piuttosto cercando qualcuno che mi faccia le domande giuste, grazie alle quali io possa trovare le mie risposte"

Al termine di questi primi incontri, solitamente entrambi ci siamo fatti una idea non solo della natura del problema ma anche dei possibili obiettivi; solo a questo punto il paziente deciderà se intraprendere il percorso insieme a me

Quando chiedere aiuto allo psicologo

Decidere di chiedere aiuto vuol dire darsi la possibilità concreata di cercare nuovi modi per risolvere uno stato di sofferenza che si sta vivendo, infatti nonostante il nostro desiderio di stare bene e i nostri sforzi di sollevarci, spesso accade che ci ritroviamo a vivere sempre la stessa situazione di disagio e di insoddisfazione.

Purtroppo molte persone vivono il “chiedere aiuto” come un fallimento, una sconfitta nell’ammettere di non essere riusciti a risolvere da soli i propri problemi, con il conseguente timore di essere giudicati deboli o ancora peggio “malati”. Eppure, molte persone sperimentano disagio e malessere, ma in pochi sono consapevoli dello stretto legame esistente tra i propri problemi attuali e i passati condizionamenti famigliari e ambientali vissuti ed ereditati nella propria infanzia. È per questo motivo che, per affrontare i problemi, tendiamo ad usare “metodi” che abbiamo imparato, osservato, sperimentato e che hanno avuto funzionalità nel passato ma che ad oggi sembrano non cambiare ciò che stiamo vivendo e la nostra sofferenza diventa ogni giorno più pesante.

Avere consapevolezza che anche il nostro modo di curarci di noi stessi e del nostro malessere può essere parte del problema è un passo molto importante. Lo psicologo – psicoterapeuta, in questo momento, ci può aiutare ad avere nuove informazioni, ci può aiutare a collegare passato e presente, rappresenta un “facilitatore” che ci accompagna nello scoprire le nostre risorse inesplorate, che ci aiuta ad “aggiornare” i nostri metodi di accostarci al nostro malessere con modalità che tengono maggiormente in considerazione i nostri bisogni attuali e la nostra voglia di essere liberi di essere felici nel qui ed ora.

Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, è invece una voglia di impegnarsi per vivere a pieno delle nostre potenzialità e risorse, è una forma di maturità e di coraggio di voler cambiare il nostro stato emotivo e mentale, di voler essere felice.

 

Consulenza psicologica: cos'è e a chi è rivolto?

Il Servizio è rivolto al singolo individuo, ai genitori e alla famiglia.

La consulenza psicologica è un intervento breve (in genere pochi incontri) che si prefigge obiettivi specifici ed è rivolto alla promozione del benessere piuttosto che al disagio. Rappresenta, quindi, un supporto limitato nel tempo che pone al centro dell’attenzione l’analisi di una situazione problematica attuale, che può essere di natura affettiva, sociale, lavorativo, famigliare.

La consulenza psicologica non è una forma di psicoterapia, da essa infatti differisce per obiettivi, modalità di attuazione, tempi e metodi. L’obiettivo principale della consulenza psicologica è accrescere il benessere e migliorare la qualità della vita della persona, attraverso lo sviluppo dell'autoconsapevolezza, l’accettazione delle emozioni, la crescita e l’incremento delle risorse personali.

Il ruolo dello psicologo è quello di facilitare il lavoro della persona in modo da rispettarne i valori, le risorse personali e la capacità di autodeterminazione, al fine di “aiutarla ad aiutarsi”.

 

Le consulenze avvengono presso lo “Studio di Psicoterapia TALENTI” sito a Roma in Pietro Areatino 63, zona Talenti – Monte Sacro.

Per richiedere un primo incontro gratuito è sufficiente telefonare ai seguenti numeri:

In alternativa è possibile inviare un messaggio tramite l'apposita area del sito per chiedere informazioni sui nostri servizi di Consulenza psicologica.

 

Psicoterapia per adulti

La psicoterapia è uno spazio di ascolto e di sostegno nel quale il terapeuta lavora in sinergia con la persona per individuare la problematica centrale che crea malessere, per promuovere strategie che aiutino ad accrescere il benessere e migliorare la qualità della vita. Il trattamento psicoterapeutico è finalizzato quindi alla riduzione della sofferenza psicologica ma soprattutto alla realizzazione di se stessi e delle proprie potenzialità; all’aumento della consapevolezza del proprio funzionamento mentale e dei meccanismi interni che ci provocano disagio.

Come si lavora in psicoterapia?

La relazione tra la persona e lo psicoterapeuta è una relazione profonda basata sull’ascolto, la fiducia, l’alleanza e il lavoro di co-responsabilità verso un obiettivo comune. Il terapeuta ascolta l’altro con una mente “pulita”, “interessata”, “priva di giudizio”, permettendo al paziente stesso di imparare ad osservarsi e ad ascoltarsi.

La psicoterapia è generalmente un percorso più lungo rispetto una consulenza poiché il lavoro di terapia porta ad una modifica strutturale della personalità, non offre né soluzioni, né consigli, ma lavora su obiettivi concordati che permetteranno alla persona di riprendere il suo processo di crescita 

Da un punto di vista metodologico, considero fondamentale la stipulazione di un contratto di terapia come un presupposto di base per intraprendere un percorso di cambiamento. Per contratto intendo un impegno esplicito, sia del cliente sia del terapeuta, volto ad un ben definito obiettivo di cambiamento desiderato. È per questo che nella relazione terapeutica considero sia me stessa, sia il mio cliente nel ruolo di “co-protagonisti in creazione”.

Che cos’è il cambiamento in psicoterapia?

Con il termine cambiamento mi riferisco al recupero dell’autonomia intesa come capacità di utilizzare in modo responsabile le proprie risorse e competenze per fare delle scelte funzionali in relazione ai propri desideri e sulla base del proprio contesto specifico e attuale. Sostengo che l’autonomia si conquista con il recupero di tre capacità fondamentali: la consapevolezza, cioè la capacità di stare in contatto con il qui e ora dell’esperienza; la spontaneità, intesa come la capacità di reagire in modo libero scegliendo tra una ampia gamma di sensazioni, pensieri e comportamenti; l’intimità, ossia l’aperta condivisione con un’altra persona. 

Chi può rivolgersi ad uno psicoterapeuta?

Tutti possono rivolgersi ad uno psicoterapeuta. La psicoterapia è un percorso che può essere intrapreso da persone che soffrono di un disagio in particolare, ma anche da coloro che hanno il desiderio di imparare a conoscersi e rendersi più consapevoli di alcuni aspetti di sé.

Rivolgersi ad uno psicoterapeuta significa dare ascolto ad un’esigenza importante ed intima, che comporta due passi fondamentali: il primo passo è prendere coscienza del proprio stato di malessere o di bisogno e il secondo passo consiste nell’assecondare il desiderio di stare meglio e di occuparsi di sé.

Sono molteplici le situazioni che possono motivare la richiesta di una prima consulenza psicologica: spesso le difficoltà della vita stessa o situazioni di disagio derivate da eventi specifici (lutti, separazioni, cambiamenti improvvisi…) oppure da sintomi specifici (ansia, panico, insonnia, depressione, insoddisfazione…) non ci permettono di stare bene, ci creano disagi che si protraggono nel tempo, interferiscono con la nostra vita e non riusciamo a gestirli. In questi momenti è necessario rivolgersi a uno “specialista della mente”, una figura professionale che ci aiuti a comprendere meglio cosa ci sta accadendo e ad avere una maggiore consapevolezza di noi e di ciò che ci circonda.

Sono profondamente convinta che la decisione di cercare aiuto ed affidarsi ad un aiuto professionale è segno di saggezza, buon senso e fiducia nel proprio potenziale. È scegliere di non stare più male.

La terapia è un investimento sulla propria vita e sul proprio futuro. Significa investire tempo ed energia per essere più cosciente delle difficoltà che ci creano sofferenza e per sviluppare nuove forme di accoglienza di se stessi e di risoluzione dei problema.

 

 

Psicoterapia con i bambini

Ogni bambino, come essere umano, è unico e irripetibile: un mondo senza uguali che bisogno prima di tutto conoscere e amare, perché possa riconoscersi ed esprimersi nella sua originalità e nella sua capacità di attaccamento

(Romanini, 2010)

 

Cari genitori,

molto più spesso di quanto siamo disposti a pensare i bambini si sentono soli o cattivi o prigionieri. Hanno disperato bisogno di parlare e di essere ascoltati.

Quali cause possono portare sofferenza ad un bambino?

Le cause possono essere diverse. Può trattarsi di un blocco della crescita a seguito di problemi di salute o di ambiente, possono intervenire traumi, malattie, disagi, può essersi manifestata qualche situazione patologica o possono essersi presentate complicanze nel sistema famigliare, come succede nel caso di separazioni, divorzi, perdite, nuove nascite, traslochi, variazioni del clima abituale (Clarkson & Fish,1988).

I bambini sono estremamente attenti al loro ambiente di vita, a tutto ciò che può cambiarlo e trasformarlo. Sono sensibilissimi al clima emotivo che li circonda, hanno una straordinaria capacità di accogliere lo stato d’animo di chi sta loro intorno, respirano l’atmosfera di casa.

Quando e come inizia la terapia con un bambino?

La terapia con il bambino inizia con la prima vostra chiamata telefonica, perchè da quel momento in avanti il terapeuta che avete scelto inizierà a “pensare al vostro bambino”, a tenerlo in mente, a crearsi un’immagine di lui e a farsi un’idea di lui e di voi basandosi sul tono della vostra voce e sulle parole che avete usato.

Come sarà il primo incontro?

Il primo incontro avverrà tra “grandi” e in questa circostanza il terapeuta prenderà in considerazione il vostro punto di vista, ascolterà le vostre richieste rispetto un eventuale trattamento o incontri di sostegno, accoglierà e comprenderà il disagio e la sofferenza. Soprattutto, sin dal primo incontro il terapeuta vi aiuterà a riconoscere le risorse già presenti nel vostro bambino e, parallelamente, il vostro potenziale di aiuto nei suoi confronti. Vostro figlio non sarà soltanto un “bambino-problema”, ma diventerà un ragazzino da scoprire e da riconoscere nei suoi aspetti interessanti e affascinanti.

Cosa fa un bambino in terapia?

Il bambino in terapia gioca, disegna, parla, inventa storie… è bene ricordare che il gioco è esso stesso una terapia (Winnicott, 1971).

Attraverso il gioco è possibile comprendere in quale modo ciascun bambino interpreta il suo mondo, le sue posizioni esistenziale, le relazioni interne ed esterne. Si potrebbe addirittura dire che il bambino metta in scena il suo copione davanti al terapeuta, per il terapeuta, con il terapeuta.

Se il vostro bambino sta affrontato momenti difficili di confusione o disperazione, il terapeuta potrà intervenire proponendo esperienze correttive attraverso il gioco o la narrazione di storie, offrendo possibili integrazioni e arricchimenti ai messaggi genitoriali. È dunque fondamentale una relazione di fiducia, rispetto e attenzione tra la famiglia, il bambino e il terapeuta.

Quale è il ruolo dei genitori durante la terapia?

Attraverso la terapia vostro figlio trarrà sostegno nel suo sviluppo evolutivo e acquisirà una rassicurante consapevolezza del suo potenziare creativo e una adeguata accettazione dei propri limiti. In questo processo è indispensabile il supporto dei genitori, basato sula convinzione, la determinazione e la fiducia nel vostro bambino e nella terapia.

Il bambino potrà così vivere in terapia i grandi permessi della vita: il permesso di essere un bambino (non un adulto precoce), di essere sano, di crescere, di amare e di essere amato, di pensare, di sperimentare e sperimentarsi, di essere riconosciuto, di avere successo (Romanini, 1999).

 

Tratto da “Lettera ai genitori” (Munari Poda D., A letter to Parents about Child Therapy, in TAJ, Vol. 33, n. 1, 2003).

 

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