Stress e Rabbia

Nel linguaggio comune il termine “stress” assume il senso di tensione, preoccupazione, senso di malessere diffuso, ma in psicologia cos’è lo stress?

Lo stress è la risposta psico-fisica che si manifesta quando siamo sottoposti a situazioni (positive o negative) che richiedono un cambiamento.

Quali situazioni possono provocare stress?

  • eventi della vita piacevoli e spiacevoli: matrimonio, nascita di un figlio, morte di una persona cara, divorzio, pensionamento…
  • cause fisiche: freddo o caldo intenso, abuso di fumo e di alcool, fattori alimentari, malattie fisiche…
  • fattori ambientali: ambienti rumorosi o inquinati, difficoltà economiche, lavorative…
  • cataclismi: catastrofi naturali, sconvolgimenti politici o sociali

Lo stress è sempre negativo?

In realtà, lo stress non è né positivo né negativo, è una spinta all’adattamento, una forma di energia che ci aiuta a raggiungere un obiettivo. Lo stress svolge un ruolo adattivo molto importante nella nostra vita, solo se l’individuo non riesce a fronteggiare adeguatamente gli stimoli esterni insorgono condizioni di disagio.

Perché un evento diventa stressante?

Lo stress non è solo qualcosa che sta al di fuori, nell’ambiente che ci circonda, ma è anche il risultato di un processo di valutazione dell’individuo. Questa mediazione psicologica ci aiuta a capire come mai “ciò che è stressante per me, può non esserlo per te”. A fare la differenza è il peso emotivo che diamo all'evento e come giudichiamo la nostra capacità di affrontarlo.

Come ci stressiamo?

Hans Selye, il pioniere dello studio sullo stress, descrive il processo stressogeno suddividendolo in tre fasi:

  1. fase di allarme: sentiamo l’esubero dei doveri, ma mettiamo in moto le nostre risorse per adempierli
  2. fase di resistenza: stabilizziamo le nostre condizioni e ci adattiamo alle nuove richieste
  3. fase di esaurimento: sentiamo che le nostre risposte non sono più sufficienti, avviene il crollo delle difese, sentiamo l'incapacità ad adattarci ulteriormente ed insorgono diversi sintomi

Quali sono i sintomi dello stress?

  • fisici: mal di testa, collo e spalle tese, dolore allo stomaco, tachicardia, irrequietezza, insonnia, stanchezza, perdita di appetito…
  • comportamentali: digrignare i denti, attitudine alla critica, aumento dell’uso di alcolici o di fumo, mangiare compulsivamente…
  • emozionali: piangere, senso di pressione, ansia, rabbiainfelicità, sentire di essere sul punto di esplodere, impotenza…
  • cognitivi: distrarsi facilmente, perdita di memoria, mancanza di creatività…

Come ridurre lo stress?

I campanelli d'allarme che per molto tempo possono averci infastidito, possono diventare sintomi di una malattia e lo stress attacca il nostro corpo nei suoi punti più vulnerabili. Un livello elevato di stress può essere ridotto facendo ricorso a:

  • psicoterapia: consente di stabilire un contatto consapevole con la propria esperienza interiore (pensieri, emozioni, bisogni), di imparare a riconoscere i propri segnali di stress e di potenziare le proprie risorse. Il sostegno psicologico favorisce, inoltre, l'emergere di nuovi significati personali e di nuove possibilità di scelta che possono portare nella direzione di un maggior benessere
  • tecniche di rilassamento: mirano a controllare e a gestire le risposte fisiologiche legate allo stress; imparando a controllare queste reazioni, si può raggiungere uno stato di rilassamento piuttosto che di tensione
  • tecniche di assertività: mirano a sviluppare la capacità di esprimere in modo costruttivo le proprie opinioni e i propri sentimenti (positivi e negativi), quindi di richiedere cambiamenti nei comportamenti di coloro con cui si interagisce e di imparare a “dire di no” a richieste irragionevoli, riconoscendo i propri limiti e gestendo efficacemente la pressione esterna.

 

 

A chi non è mai capitato di arrabbiarsi? Spesso la rabbia viene considerata un’emozione negativa da reprimere, inopportuna, irragionevole e associata all’aggressività. La realtà è che la sua carica distruttiva dipende dall’uso che se ne fa, o meglio, che non se ne fa.

La rabbia diventa dannosa quando non viene riconosciuta, quando si tenta di negarla. La rabbia repressa infatti può alimentare sentimenti depressivi e di inferiorità e il nostro corpo può darci segnali di sofferenza attraverso manifestazioni psicosomatiche come psoriasi, gastriti, mal di testa.

A cosa serve la rabbia? 

La rabbia è un importante “segnale di allarme”, ci comunica che qualcosa non va e ci predispone ad agire in senso protettivo per noi stessi. La rabbia può segnalarci che i nostri diritti sono stati violati, che i nostri bisogni non sono appagati, ci segnala che ci sentiamo insoddisfatti o frustrati. Ascoltare la propria rabbia ci aiuta quindi ad essere autentici con noi stessi e con gli altri.

Come esprimere la rabbia in modo costruttivo?

Non tutte le modalità sono adeguate. Riabilitare la rabbia non significa certo urlare o essere aggressivi. Dietro la rabbia si cela sempre un dolore o una insoddisfazione e agire in modo aggressivo certamente è un modo per disperdere la propria energia ed evitare di sentire il dolore sottostante. Affinché i nostri sentimenti siano ascoltati è necessario, sempre e in ogni occasione, esprimere con calma e a parole il proprio stato d'animo.

Prenditi una pausa e parla con un amico. Spesso è indispensabile allontanarsi dalla situazione che ha innescato la rabbia e rimandare la comunicazione: “in questo momento sono molto arrabbiato e non sono in grado di parlare costruttivamente con te, ne parliamo quando sarò più calmo”. Inoltre, scaricare il primo moto di collera con un amico può aiutarci ad adottare successivamente un approccio disteso nella conversazione e acquisire eventualmente, grazie al confronto, un nuovo punto di vista.

Chiarisciti le idee. È importante avere chiaro ciò che si prova e cosa si ha intenzione di comunicare all’altro, ponendosi degli interrogativi, ad esempio:

  • “Cosa mi ha fatto arrabbiare?”
  • “Quanta responsabilità ho rispetto a quanto è accaduto?”
  • “Come può essersi sentita l’altra persona?”

Comunica le tue opinioni. È utile adottare uno stile assertivo di comunicazione evitando accuse e ingiurie, in quanto l’obiettivo è quello di ristabilire un equilibrio e non di prevaricare l’altro. Lo psicoterapeuta T. Gordon propone il sistema dei messaggi-io basato sulle seguenti linee guida:

  • definire con precisione cosa ci ha disturbato: “ieri quando eravamo a cena con gli amici, hai detto che… con un tono… e io mi sono sentito molto arrabbiato”
  • condividere le proprie emozioni: “quando capita che… io mi sento…”
  • esprimere i propri bisogni attuali e le proprie motivazioni: “vorrei che... ho bisogno di… perché per me è molto importante…”
  • comunicare le proprie aspettative: “mi piacerebbe se tu… e io cercherò di…”

Vivi profondamente la tua rabbia. Se siamo in un luogo sicuro, da soli, con un amico o con un terapeuta, permettiamoci di parlare ad alta voce, di urlare, di scalciare e colpire cuscini. In tal modo si affievolisce l'istinto di compiere un atto aggressivo e saremo più capaci di affrontare efficacemente le situazioni che si presentano. Un altro modo per esprimere la propria collera è ricorrere all’esercizio fisico e ad esercizi di rilassamento.

Chiedi aiuto se necessario. Imparare a gestire la rabbia è una sfida per chiunque, ci sono dei momenti della propria vita in cui la rabbia diventa incontenibile ed in questi casi è importante considerare la possibilità di consultare uno psicoterapeuta.

Come gestire la rabbia quando l'altro è arrabbiato?

Uno degli strumenti più validi si chiama active listening, ossia ascolto attivo, che può essere sintetizzato in tre momenti:

  • Primo: porre domande chiarificatrici all’interlocutore, domande che dovrebbero essere sempre aperte, generiche e rivolte ad indagare le motivazioni: “cosa ti ha fatto arrabbiare?”, “come mai per te è così importante…?”. Vanno sicuramente evitate affermazioni del tipo: “non è il caso di prendersela per così poco!”, a meno che non vogliate vedere la rabbia trasformarsi in aggressione
  • Secondo: riassumere le affermazioni dell’interlocutore in modo da costruire un dialogo con l’altro in relazione all’episodio: “da ciò che racconti, mi sembra di capire che…
  • Terzo: cogliere e rimandare le emozioni che l’altro ci esprime, ossia avere empatia nell’ascolto e nella comunicazione: “capisco come tu ti possa sentire (frustrato) quando…

La rabbia è semplicemente un’emozione come la tristezza, la gioia, la paura e tutte le emozioni non sono altro che impulsi ad agire, piani di azione di cui ci ha dotati l’evoluzione per gestire al meglio la nostra vita.

Non solo le emozioni possono essere intelligenti, ma esistono anche molteplici tipi di intelligenza!

La teoria delle intelligenze multiple di Gardner (1993) ha sfidato il tradizionale punto di vista dell’intelligenza considerata come una capacità unitaria che può essere misurata attraverso i test. Gardner presentò nove abilità mentali indipendenti per ogni persona:

  • Intelligenza linguistica permette agli individui di comunicare e di costruire il significato del mondo attraverso il linguaggio, è la capacità di utilizzare un vocabolario chiaro ed efficace. I poeti esemplificano questa intelligenza nella sua forma matura
  • Intelligenza musicale permette alle persone di creare, comunicare e comprendere i significati e le altezze dei suoni, le costruzioni armoniche e contrappuntistiche. I compositori e gli strumentisti mostrano chiaramente questa intelligenza
  • Intelligenza logico-matematica permette agli individui di usare e di apprezzare le relazioni astratte, riguarda il ragionamento deduttivo e le catene logiche. Gli scienziati, i matematici e i filosofi contano su questa intelligenza
  • Intelligenza spaziale rende possibile alle persone di percepire informazioni visive e spaziali, di trasformare tale informazione e di ricreare immagini tratte dalla memoria. Queste capacità sono necessarie nel lavoro degli architetti, degli scultori e degli ingegneri
  • Intelligenza corporeo-cinestetica chi la possiede ha una padronanza del corpo che gli permette di coordinare bene i movimenti. In generale si può ritrovare nei ginnasti e nei ballerini, ma anche nei chirurghi, coreografi e artigiani
  • Intelligenza inter-personale è la capacità di comprendere gli altri, le loro esigenze e le paure, di creare situazioni sociali favorevoli e di promuovere modelli sociali e personali vantaggiosi. Si può riscontrare nello specifico nei politici e negli psicologi o in generale in quanti possiedono spiccata empatia e abilità di interazione sociale
  • Intelligenza intra-personale è la capacità di comprendere la propria individualità, di saperla inserire nel contesto sociale per ottenere risultati migliori nella vita personale e anche di sapersi immedesimare in personalità diverse dalla propria
  • Intelligenza naturalistica consiste nel saper individuare determinati oggetti naturali, classificarli in un ordine preciso e cogliere le relazioni tra di essi. Alcune tribù aborigene mostrano una grande capacità nel sapersi orientare nell'ambiente naturale riconoscendone anche i minimi dettagli
  • Intelligenza esistenziale rappresenta la capacità di riflettere consapevolmente sui grandi temi come la natura dell'universo e la coscienza umana.

Dunque le emozioni non solo possono essere intelligenti, ma l’intelligenza può essere emotiva!

Una persona mostra una buona intelligenza emotiva quando è capace di motivare se stesso e di perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, quando è in grado di controllare gli impulsi e di rimandare la gratificazione, quando è capace di essere empatico e di sperare. Nessuno può ancora dire esattamente quanto l’unicità di ogni persona sia dovuta all’intelligenza emotiva (Goleman, 1995).

Salovey (1990) nella sua definizione di intelligenza emotiva include le intelligenze personali di Gardner, estendendo questa abilità a cinque ambiti principali:

  1. Conoscenza delle proprie emozioni: l’autoconsapevolezza di un sentimento nel momento in cui si presenta
  2. Controllo delle emozioni: la capacità di controllare le emozioni in modo che siano appropriate alla situazione e la capacità di esprimerle in modo costruttivo
  3. Motivare se stessi: la capacità di dominare le emozioni per raggiungere un obiettivo è una dote essenziale per concentrare l’attenzione, per trovare motivazione e controllo emozionale
  4. Riconoscimento delle emozioni altrui: ossia l’empatia, fondamentale nelle relazioni con gli altri
  5. Gestione delle relazioni: l’arte delle relazioni si basa proprio sulla capacità di dominare e relazionarsi con le emozioni altrui. Ci tengo a sottolineare che tutte le eventuali carenze della nostra intelligenza emozionale possono essere migliorate in qualsiasi momento della nostra vita.

Le persone emotivamente intelligenti sono socialmente equilibrate, espansive e non sono soggette a paure di natura ansiosa. Hanno la capacità di dedicarsi ad altre persone e di assumersi la responsabilità di avere prospettive etiche e morali. In generale queste persone tendono ad essere sicure di sé ed esprimono i propri sentimenti in modo diretto.

Ci tengo a sottolineare che tutte le eventuali carenze della nostra intelligenza emozionale possono essere migliorate in qualsiasi momento della nostra vita!

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