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Non esiste una risposta oggettiva a questa domanda.

Rivolgersi ad uno psicoterapeuta significa dare ascolto ad un’esigenza importante ed intima, che comporta due passi fondamentali: il primo passo è prendere coscienza del proprio stato di malessere e il secondo passo consiste nell'assecondare il desiderio di stare meglio e occuparsi di sé.

Sono molteplici le situazioni che possono motivare la richiesta di una consulenza psicologica. Spesso le difficoltà della vita stessa, o situazioni di disagio derivate da eventi specifici (lutti, separazioni, cambiamenti improvvisi…) oppure da sintomi specifici (ansia, panico, insonnia, depressione, insoddisfazione…) non ci permettono di stare bene, ci creano disagi che si protraggono nel tempo, interferiscono con la nostra vita e non riusciamo a gestirli. In questi momenti è necessario rivolgersi a uno “specialista della mente”, una figura professionale che ci aiuta a comprendere meglio cosa ci sta accadendo e ad avere una maggiore consapevolezza di noi e di ciò che ci circonda.

Sono profondamente convinta che la decisione di cercare aiuto ed affidarsi ad un aiuto professionale è segno di saggezza, buon senso e fiducia nel proprio potenziale. È scegliere di non stare più male.

La terapia è un investimento sulla propria vita e sul proprio futuro. Significa investire tempo ed energia per essere più cosciente delle difficoltà che ci creano sofferenza e per sviluppare nuove forme di accoglienza di se stessi e di risoluzione dei problemi.

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Spesso si confonde il supporto e il sostegno che offre un amico che ci vuole bene, che ci conosce e ci propone dei suggerimenti, dal ruolo svolto da uno psicoterapeuta in un percorso professionale di terapia. La comprensione, la vicinanza e il supporto che si ricevono da un amico, sono molto diverse da quelle che si ricevono da un terapeuta.

La relazione terapeutica è una relazione reale tra due persone che interagiscono nel qui ed ora, in uno spazio condiviso all’interno di un contesto definito da regole. Dunque, è un rapporto tra due individui che si impegnano a lavorare per un obiettivo comune, ciascuno con il proprio ruolo e competenza specifica e partecipano in modo attivo e responsabile al processo terapeutico, all’interno di una relazione paritaria.

Il compito principale del terapeuta è quello di facilitare il processo di autoconsapevolezza del paziente, per permettergli di riprendersi il proprio potere personale e di esercitarlo proprio in quelle situazioni in cui sperimenta disagio o malessere. Il terapeuta evita di sostituirsi al paziente e non offre indicazioni e suggerimenti sul modo di risolvere i problemi.

È fondamentale che nella relazione terapeutica ci sia un sincero clima di accettazione e comprensione, dunque, il terapeuta deve saper cogliere i significati profondi del paziente, rispettandone la soggettiva individualità, al fine di evitare di incorniciare il paziente stesso e il problema presentato all’interno di una propria struttura di valori e convinzioni.

 

 

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